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Comunicati Stampa

02.05.2017

SCCA-IgM come biomarcatore di esofago di Barrett e cancro esofageo

Uno studio prospettico pubblicato da Journal of Clinical Gastroenterology ha messo in evidenza l'utilizzo di SCCA-IgM per l'identificazione dei pazienti a rischio di esofago di Barrett (BE) o adenocarcinoma esofageo (EAC) (articolo disponibile QUI).

Coordinato dal Prof. Farinati, lo studio ha incluso 231 pazienti e coinvolto il Dipartimento di Chirurgia, Oncologia e Gastroenterologia dell'Ospedale Universitario di Padova, l'Unità di Chirurgia Oncologica dell'’Istituto Oncologico Veneto e il Dipartimento di Chirurgia e Cancro dell'ospedale St. Mary's di Londra.

L'analisi statistica dei dati ottenuti ha dimostrato che i livelli sierologici di SCCA-IgM risultano significativamente più alti nei pazienti con BE o EAC rispetto ai controlli. Pazienti con SCCA-IgM >56.6 AU/mL hanno mostrato un rischio relativo di avere BE o EAC 33 volte maggiore rispetto ai soggetti con valori più bassi del biomarcatore. Inoltre, il valore di cut-off per SCCA-IgM >78.5 AU/mL ha permesso di identificare tra i pazienti con BE quelli in uno stadio più grave e avanzato.

Anche se preliminari e da implementare con un numero maggiore di pazienti, i dati disponibili suggeriscono l'uso di SCCA-IgM nello screening per identificare i pazienti a rischio di BE o EAC e per stratificare i soggetti con BE in diversi sottogruppi di rischio. L'uso del biomarcatore, quindi, potrebbe migliorare i protocolli di sorveglianza correntemente in uso dei pazienti a rischio BE o EAC portando ad una riduzione del numero di endoscopie e dei relativi costi.