01.03.2011
Durante lo scorso Convegno Annuale EASL di Berlino, il prof. Fabio Farinati, del Dipartimento di Scienze Chirurgiche Gastroenterologiche dell'Università di Padova, ha presentato i risultati di uno studio clinico sull'utilizzo del biomarcatore SCCA-IgM per predire la prognosi in pazienti affetti da epatocarcinoma.
Lo studio è stato realizzato analizzando campioni di siero ottenuti da 78 pazienti colpiti da HCC e 119 pazienti cirrotici e ha dimostrato che, con un valore di cut-off di 130 AU/mL, SCCA-IgM è in grado di anticipare la prognosi dei pazienti con HCC, identificando il sottogruppo con sopravvivenza a lungo termine [48 mesi di sopravvivenza media in pazienti con SCCA-IgM inferiore a 130 AU/mL, rispetto ai 26 mesi dei pazienti con SCCA-IgM superiore a 130 AU/mL (p=0.018)]. La sopravvivenza a 48 mesi è del 40% nei pazienti del primo gruppo rispetto al 7% dei pazienti del secondo gruppo.
La capacità predittiva di SCCA-IgM è stata confermata attraverso il ricorso ad analisi statistiche multivariate che hanno identificato come parametri indipendenti di sopravvivenza sia la massa tumorale (p=0.001) che i livelli di SCCA-IgM (p=0.004).